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Maria Claudia Bonini, L'orientamento nell'educazione degli adulti. Analisi del contesto e prospettive di sviluppo, Milano, Franco Angeli, 2002
recensione di Valerio Pensabene
Il lavoro della Bonini, che si avvale di contributi di Cristina Cogoi, Silvana Marchioro e Francesca Torlone, raccoglie i risultati di una ricerca realizzata nell'ambito del progetto europeo Socrates/Grundtvig " Go Between II " che aveva come obiettivo principale l'analisi e il rafforzamento dell'orientamento nel sistema dell'Educazione degli Adulti (EdA) dei paesi partner.
Maria Claudia Bonini è psicologa e psicoterapeuta e si occupa di azioni orientative rivolte agli adulti, sia in ambito formativo sia in ambito clinico; Cristina Cogoi e Francesca Torlone sono consulenti presso la Divisione Risorse per l'Orientamento e il lavoro di ASTER; Silvana Marchioro lavora presso la sezione Educazione Permanente dell'IRRE Emilia-Romagna.
Va precisato subito che non si tratta di un libro sulle tecniche di orientamento e che viene presa in considerazione prevalentemente l'area del formale nel sistema di istruzione.
Il volume richiama i concetti chiave dell'EdA, soprattutto nell'accezione che si è affermata nel corso degli anni '90, e dell'attività di orientamento nelle sue varie forme e contesti ed è articolato in quattro parti: le prime tre sono relative alle aree territoriali (europea, italiana, regionale nella fattispecie dell'Emilia-Romagna) e la quarta ai risultati di una ricerca sul campo rivolta ai docenti di alcuni CTP (Centri Territoriali Permanenti per l'educazione in età adulta) dell'Emilia-Romagna. Nelle intenzioni dell'autrice, e delle sue collaboratrici, il volume si rivolge all'operatore di orientamento nell'EdA, figura professionale che si sta affermando in alcuni paesi europei (in Francia si chiama consigliere d'orientamento ed insieme allo psicologo del lavoro e al pedagogista costituisce di solito l'équipe che effettua il bilancio di competenze), ma che in Italia non è ancora riconosciuta; il contesto strategico di riferimento è quello del lifelong learning che necessita di un sistema integrato locale tra i soggetti che a vario titolo si occupano di EdA.
Si deve riconoscere l'importanza e anche la novità del tema affrontato sia perché è verosimilmente la prima volta che viene preso in esame il "servizio" di orientamento nell'EdA sia perché questo è una componente imprescindibile nella costruzione delle reti territoriali per la formazione degli adulti: "La fase "orientativa" rappresenta il momento centrale del percorso formativo" (110). In realtà, pur rimanendo come focus del volume, il tema specifico viene diluito in una panoramica molto ampia sui vari aspetti storico-sociali, sulle opportunità formative rivolte agli adulti e ai giovani adulti, sulla professionalità "plurima" del personale docente dei corsi di EdA.
Nella prima parte, dopo una ricognizione sui più recenti documenti europei e sulle diverse Conferenze internazionali che si sono succcedute dalla metà degli anni '90, grazie all' input lanciato da due ormai storici Libri Bianchi, rispettivamente di Delors e di Cresson, si presentano in forma sintetica le modalità applicative dell'orientamento dedicato agli adulti nei Paesi partner del progetto (Belgio, Irlanda, Regno Unito e Svezia).
Nella seconda parte, viene ripercorsa, per sommi capi, la storia dell'EdA in Italia dalla Scuola Popolare del 1947 alle 150 ore del 1973, passando per i corsi di Formazione professionale e i corsi in azienda, per approdare alla più recente normativa (ultima in ordine di tempo, la Direttiva 22/2001 del MIUR). Si dedica poi uno spazio adeguato alla ricerca IALS SIALS, sui livelli di competenza ovvero di incompetenza alfabetica funzionale dei cittadini attivi (16-65 anni) italiani, e al nuovo obbligo scolastico (il libro è uscito nel 2002) e formativo. Si procede quindi con un'ampia descrizione delle varie tipologie di corsi destinati agli adulti ed erogati sia nell'ambito dell'educazione formale (CTP, scuole superiori serali e CFP) che in quello dell'educazione non formale (Università della Terza età e simili; associazionismo culturale e sociale), mentre non si accenna minimamente all'informale.
Ai CTP viene dato largo spazio per quanto riguarda la normativa, i rapporti con gli altri attori del sistema educativo e formativo, il personale docente, la tipologia e le modalità di erogazione dei corsi, gli utenti e l'esperienza del progetto F.A.Re. (Formazione degli Adulti nelle Regioni) promosso dal Ministero (quando ancora si chiamava della Pubblica Istruzione) attraverso gli IRRE. Conclude la seconda parte del volume una panoramica sui vari servizi di orientamento attivi in Italia dalla scuola all'università al mondo del lavoro.
Nella terza parte si prende in esame il contesto regionale dell'Emilia-Romagna, analizzando le linee guida per l'EdA della Regione. Infine nella quarta parte vengono presentati i risultati dell'indagine condotta presso tredici CTP presenti in Emilia-Romagna con l'obiettivo di "... cogliere il clima, l'organizzazione, il significato che in essi assumono le varie iniziative" (161).
E' forse questa la parte più convincente e originale del libro, al di là della pur lodevole raccolta di norme e di dati (interessanti quelli relativi ai servizi d'orientamento dei Paesi partner): attraverso la voce degli operatori emerge un quadro complesso di esperienze e di aspettative che esprimono il desiderio di conseguire nuove competenze e veder riconosciuta una professionalità acquisita in buona parte sul campo e che si ritiene specifica per il target di riferimento.
Si può dire che il testo della Bonini rappresenti in parte un'occasione mancata: il tema strategico del guidance and counselling , pur evidenziato in alcune considerazioni di merito: ". l'orientamento non costituisce soltanto un ponte tra i bisogni/desideri delle persone e le risposte attuative, ma è anche propulsore di progettualità capaci di armonizzare le diverse culture con i repentini cambiamenti tecnologici e sociali" (164), occupa una parte troppo esigua del libro; probabilmente le forze in campo erano impari rispetto ad una realtà come quella italiana estremamente disomogenea, dove le azioni orientative "a macchia di leopardo" spesso si sovrappongono o sono in antitesi, ma dove comunque non mancano le buone prassi. Si può quindi auspicare che questo tentativo non rimanga isolato, ma che, proprio con le sue manchevolezze, sia di stimolo per altre ricerche sul tema dell'orientamento nell'EdA in Italia.
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